venerdì 9 agosto 2013

PERCHE L'8 AGOSTO ALLA CAMERA HANNO LETTO IL VERBALE DEL 17 LUGLIO



Oggi è l’ultimo giorno di lavoro della Camera e poi si riprende il 6 settembre, per lo stesso periodo anche questo blog, che di Montecitorio si occupa sotto vari aspetti, va in vacanza. I temi con i quali chiudere erano molteplici, abbiamo voluto scegliere quello a nostro avviso più curioso e tipico della “peculiarità” delle procedure di Montecitorio.
All’inizio della Seduta di ieri, giovedì 8 agosto, il segretario d’aula Annalisa Pannarale come di prassi ha letto il verbale della “seduta precedente”. Un verbale che si riferiva però alla seduta del 17 luglio 2013, nella quale si sono discusse alcune mozioni.
Com’è possibile che gli uffici abbiano compiuto un errore simile? In realtà nessuno errore, perché la prassi distingue tra sedute antimeridiane e pomeridiane, e vuole che quando una seduta è pomeridiana (ovvero inizia di pomeriggio), il processo verbale di cui si da conto all’assemblea, è quello dell’ultima seduta pomeridiana precedente a quella attuale, che in questo caso si era svolta appunto il 17 luglio.
Ovviamente lo stesso vale anche per le sedute antimeridiane, che però essendo molto più frequenti non pongono questo problema.
Che la prassi non fosse così conosciuta (confessiamo che neppure noi ci avevamo mai fatto caso in tanti anni e ringraziamo la segreteria del servizio resoconti per le informazioni che ci hanno fornito in tal senso) lo dimostra la strana espressione fatta dalla stessa onorevole Pannarale, dopo poche righe di lettura, quando cioè deve essersi resa conto che stava leggendo un verbale relativo al 17 luglio.
Dopo questa ultima chicca, che però riflette al meglio la filosofia di questo blog, ovvero spiegare nei limiti del possibile come funziona la Camera, anche negli aspetti più formali e meno noti, BUONE VACANZE A TUTTI

p.s. Per seduta si intende un’assemblea della Camera che si apre con la lettura del processo verbale e si chiude con la lettura dell’ordine del giorno di quella successiva. Se inizia di mattina si tratta di una seduta antimeridiana, anche se termina a notte fonda. Se inizia di pomeriggio si tratta di una seduta pomeridiana


giovedì 8 agosto 2013

I PRENDI TEMPO



C’è un ruolo fondamentale all’interno dei gruppi parlamentari che è quello del delegato d’aula, a cui viene demandata l’intera gestione dei lavori. I delegati dei principali gruppi, in particolare se hanno esperienza svolgono una sorta di direzione del traffico all’interno dell’emiciclo provvedendo a rallentare i lavori o ad accelerarli a seconda delle necessità.
In particolare ad inizio seduta, quando molti deputati traccheggiano tra la buvette e il transatlantico, oppure scambiano due chiacchiere sull’uscio dell’aula, il rischio, se sono previste votazioni è quello di andare sotto. Ecco perché solitamente uno dei delegati d’aula dei gruppi di maggioranza prende la parola sul primo punto in votazione ed interviene per dare il tempo ai suoi deputati di prendere posto e votare secondo indicazione.
Sarà la vicinanza delle ferie ma ieri questo ruolo svolto solitamente dall’onorevole Baldelli è stato oggetto oltre che di uno scrosciante applauso anche di un siparietto con il Presidente di turno Giachetti e con il delegato d’Aula del Pd Rosato.
Giachetti scerzando si è domandato come mai il primo intervento di Baldelli riscuotesse solitamente tanto successo. Baldelli a sua volta ha ribattuto che probabilmente è merito dell’entusiasmo di inizio seduta e della gioia di iniziare i lavori. Poiché per prendere tempo, come prassi, Baldelli tendeva a divagare nel suo intervento, Giachetti si diverte a richiamarlo ad attenersi al tema dell’emendamento.
Alla ripresa dei lavori pomeridiani, questa volta è Rosato che interviene per consentire alla maggioranza di conquistare i propri scranni, e scherzando dichiara di aver voluto dare il cambio al collega Baldelli in quel compito.
Baldelli al quale non manca l’umorismo (ed è un grandissimo imitatore, fenomenale la sua interpretazione di Giulio Tremonti) interviene a sua volta per denunciare la disparità del presidente Giachetti che ha consentito a Rosato, suo collega di partito, divagazioni che solitamente non concede a lui sul primo intervento.

martedì 6 agosto 2013

IL GOVERNO SI PRENDE I FUNZIONARI DELLA CAMERA (E LO STIPENDIO LO PAGA MONTECITORIO)



Al governo piacciono i funzionari della Camera al punto di prendersene sette in un colpo solo. La notizia emerge dal resoconto dell’Ufficiodi Presidenza della Camera del 14 maggio scorso, ed ora pubblicato sul sito della Camera, che al primo punto dell’ordine del giorno reca: esame richieste di distacco dei dipendenti.
Scorrendo il verbale si apprende come da diversi ministeri del governo siano pervenute richieste di prorogare distacchi già in essere, o di attuarne di nuovi. Il Ministro Quagliariello chiede di prorogare il distacco già in essere di un funzionario distaccato presso la presidenza del Consiglio cin l’incarico di capo dipartimento per attribuirgli il ruolo di suo capo di gabinetto, inoltre chiede il distacco di un ulteriore consigliere a cui conferire l’incarico di capo del settore legislativo. Il Ministro Franceschini ha chiesto la prosecuzione del distacco di un consigliere capo servizio della Camera, già capo di gabinetto del Ministro Giarda nella scorsa legislatura, per confermarlo nello stesso incarico. Il Ministro Saccomanni né chiede due di consiglieri da distaccare presso il Mef, per attribuirgli i posti di capo e vice capo di gabinetto, ed il Ministro Lupi chiede a sua volta un distacco di un consigliere della Camera al fine di affidargli l’incarico di responsabile della segreteria tecnica. Anche il premier Enrico Letta si associa alla spesa, chiedendo il distacco di un consigliere al quale intende affidare l’incarico di responsabile delle questioni istituzionali.
Se ai distacchi richiesti dal governo ne aggiungiamo due già in essere al Quirinale e che il colle chiede di protrarre arriviamo a quota 9, ovvero una sola unità in meno al limite di distacchi complessivo previsto dall' articolo 86 delregolamento del personale della Camera che è pari a 10 unità. Ovviamente dal verbale dell’Ufficio di Presidenza, apprendiamo le richieste pervenute in quella sede, ma non sappiamo se ci siano altri distacchi già in essere di consiglieri, tali da portarne il numero totale oltre il limite previsto dal regolamento interno.
Altro elemento interessante che si apprende dalla lettura del verbale, al quale si rimanda anche per i nomi dei consiglieri di cui sopra, è il singolare regime economico dell’istituto del distacco per la Camera dei deputati. Come si apprende dalle parole del segretario di presidenza Cirielli, quando un dipendente della Camera è distaccato presso un altro ente significa che questi lavora presso quell’ente e non presso la Camera, ma il relativo onore economico è sostenuto dalla Camera stessa, il che rende estremamente conveniente per un ente avvalersi di tale istituto, visto che paga la Camera.

lunedì 5 agosto 2013

IL PD SI SPACCA SULL'OMOFOBIA E VOTA UN PARERE CHE INDEBOLISCE LA LEGGE REALE-MANCINO



La legge sull’omofobia spacca il Pd, o meglio pone su due posizioni diametralmente opposte i deputati della commissione giustizia e quelli della Commissione Affari istituzionali.
Questi i fatti. La commissione Affari Costituzionali era chiamata ad esprimere un parere sul testo licenziato dalla commissione giustizia. La relatrice Centemero del Pdl, nel tentativo di azzoppare il più possibile la legge in questione, ha proposto alla commissione un parere non solo di natura politica, anziché tecnica, ma anche dannoso. Proprio come era successo nella scorsa legislatura, anche in questa occasione si è paventato che inserire omofobia e trans fobia nelle discriminazioni punite dalla legge Reale-Mancino comportasse il rischio di introdurre reati di opinione. Così per evitare questo rischio l’on. Centemero ha pensato bene di porre due condizioni che depotenziavano non solo l’istigazione a commettere discriminazioni e/o violenze di natura omofoba, ma anche quelle di natura raziale, etnica, nazionale o religosa. Lo strumento utilizzato è sono un avverbio e un aggettivo. Nel primo caso la condizione posta dal parere prevede che chi istiga a discriminare lo debba fare apertamente. Nel secondo invece l’attuale divieto nei confronti di organizzazioni, associazioni ecc. che oggi è previsto per chi ha tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione e alla violenza ecc, secondo il parere della prima commissione dovrebbe valere solo per chi ha tra i suoi scopi l’aperto incitamento.
Questo parere è stato ovviamente massacrato dalla Presidente della commissione Giustizia Donatella Ferranti(Pd), sostenendo che “ recependo la condizione della I Commissione, si introdurrebbero ulteriori elementi di qualificazione della condotta, che produrrebbero l'effetto di ridurre l'ambito di applicazione della legge Reale-Mancino: non solo quando le ipotesi discriminatorie e di violenza previste dall'articolo 3 siano motivate da omofobia o transfobia, ma anche quando esse siano dovute a motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Si aprirebbe, quindi, un tema completamente nuovo, che non attiene più all'estensione dell'articolo 3 della legge Reale-Mancino alle ipotesi di omofobia e transfobia, bensì alla riduzione dell'ambito di applicazione dell'articolo 3 nel suo complesso”.
Risultato la commissione giustizia ha approvato il testo della legge sull’omofobia per l’aula senza recepire le condizioni del parere della prima commissione.
La cosa clamorosa, riguarda però, gli interventi svolti da alcuni esponenti di rilievo del Pd in commissione Affari Costituzionali, che pur esprimendo dubbi sul parere si sono dichiarati comunque a favore. L’intervento più sofferto è stato quello di Emanuele Fiano, a sua volta oggetto in passato di discriminazioni, come lui stesso ha ricordato, che però ha accettato, a questo punto non si sa se è peggio se per vincolo di maggioranza o convinzione personale, di votare a favore del parere. Sulla stessa linea anche Rosy Bindi, che ha espresso perplessità sul parere ma lo ha votato “nell'augurarsi che l'intento e l'effetto della modifica legislativa proposta dal parere sia quella che si afferma dover essere”. Sulla stessa linea del non vorrei ma voto si, anche Barbara Pollastrini.
Certamente un black out da parte dei democrat della prima commissione, ma anche un clamoroso episodio di scontro tra commissioni, con la commissione affari costituzionali che per l’ennesima volta in questa settimana non ha certamente dato buona prova di se, dopo l’esame della legge di riforma costituzionale, svolto alla velocità di un pit stop di formula 1 e il non esame degli emendamenti presentati al ddl sul finanziamento ai partiti. 

Il resoconto degli interventi Pd in I commissione

venerdì 2 agosto 2013

FINANZIAMENTO PARTITI IN AULA OGGI MA VOTO A SETTEMBRE



Decisione a sorpresa sul ddl sul finanziamento pubblico ai partiti, che rispettando il calendario previsto arriva comunque in aula alla Camera oggi pomeriggio senza che, però, la commissione abbia votato il mandato al relatore. Una decisione, a quanto riferiscono le agenzie di stampa, imposta dal ministro per i rapporti con il parlamento Dario Franceschini. Ovviamente il seguito dell’esame, e cioè quello con i voti su emendamenti e articoli slitta (teoricamente) alla prossima settimana.
Come detto il testo arriverà in aula orfano dei relatori, perché la commissione affari costituzionali non ha votato neppure uno degli emendamenti presentati più di due settimane fa. Non essendoci stato di fatto l’esame da parte della Commissione, questa non ha neppure potuto votare il mandato a riferire ai relatori di maggioranza, un’ipotesi che si verifica raramente e solo nei confronti di quei progetti di legge che la maggioranza disconosce.
Con tutta probabilità comunque non si andrà oltre la discussione generale odierna e l’esame vero del provvedimento si svolgerà a settembre, come del resto avevamo ampiamente anticipato su questo blog. Infatti la prossima settima attendono di essere convertiti ben tre decreti legge, quali il Dl sulle pene alternative al carcere, il Dl lavoro e il dl del Fare di ritorno dal Senato, dove non è da escludersi il ricorso alla fiducia. Poiché il calendario dei lavori prevede lo stop della sessione stiva entro il 9 agosto è evidente che del ddl sul finanziamento pubblico se ne riparlerà a settembre inoltrato.