Le sanzioni irrogate dall’ufficio di presidenza della Camera
a seguito delle vicende verificatesi in aula il 29 gennaio scorso, ed anche a
seguito di altri episodi verificatisi in alcune commissioni e nella sala stampa
della Camera nei giorni immediatamente successivi, sollecitano diverse
riflessioni. In particolare, però, recano alcuni elementi di assoluta novità
rispetto alla prassi consolidata in tema di modalità di irrogazione della
sanzione e della sua decorrenza.
La prima e più rilevante di queste novità riguarda la
decorrenza differita nel tempo della sanzione irrogata. Fino ad oggi, dopo che
la sanzione era stata deliberata in sede di ufficio di presidenza, questa aveva
decorrenza immediata dal momento della sua comunicazione all’aula. Oggi invece,
il presidente di turno Baldelli, nel comunicare all’aula le decisioni assunte
ha specificato che tutte le sanzioni disciplinari adottate “in ragione dei
lavori parlamentari previsti” sarebbero decorse dal 10 marzo.
Dunque l’ufficio di presidenza ha applicato un criterio
politico all’applicazione di una sanzione disciplinare, anche per vicende molto
gravi, visto che molti sono i deputati che sono stati puniti con il massimo
della sanzione. Poiché la prossima settimana si vota la legge elettorale e i
deputati sono sanzionati sono tutti, tranne uno, dell’opposizione, si è
ritenuto di differire la decorrenza della sanzione con il fine di evitare
polemiche e strumentalizzazioni politiche. Ovviamente tale decisione, poiché non
è stato specificato il contrario, costituisce un precedente che potrà valere
anche in futuro. Il problema sarà individuare il metro con cui stabilire l’importanza
politica di un provvedimento tale da giustificare il differimento di una
sanzione. Un decreto controverso è meno importante di una legge elettorale? E l’esame
di un provvedimento in materia di giustizia o su uno dei così detti temi etici?
Inoltre, anche se è evidente che si sia arrivati a tale
decisione a fronte del gran numero di sanzioni irrogate a deputati di uno
stesso gruppo (31 deputati M5S), poiché nulla si è detto su questo aspetto è da
ritenersi, almeno fino a quando i resoconti dell’udp saranno disponibili, che
il differimento delle sanzioni non ha tenuto conto del numero dei deputati
sanzionati, ma solo dell’importanza del tema all’ordine del giorno dei lavori
parlamentari. Dunque, in ipotesi, a questo criterio si potrebbe appellare anche
un solo deputato che in futuro fosse sanzionato per chiedere il differimento
della sua sanzione.
L’altra novità prodotta dalle decisioni dell’Udp riguarda lo
scaglionamento in tre blocchi dei deputati che dovranno scontare la loro
sanzione, altra cosa mai verificatasi fino ad oggi, almeno in tempi recenti.
Basti pensare, per capire la portata innovativa ed anche le conseguenze che il
precedente produrrà, che il 19 giugno 2007 furono sanzionati con 10 giorni di
sospensione, a seguito di tumulti in aula, 14 deputati del gruppo Lega Nord.
Non ostante quel gruppo fosse composto in totale da 23 deputati, le sanzioni
ebbero decorrenza immediata e furono scontate in un'unica soluzione da tutti i
sanzionati.
Va detto che questa “innovazione” ha almeno un pregio,
ovvero evitare che un deputato possa cumulare e scontare senza soluzione di
continuità più di 15 giorni di sospensione, anche se irrogati per diverse contravvenzioni
al regolamento. E’ il caso ad esempio del Deputato Di Battista che per due
infrazioni diverse ha cumulato circa 25 giorni di sospensione (10 + 15). Come
noto per prassi la massima sanzione irrogabile sono 15 giorni di sospensione.
Nel caso ad esempio di Di Battista la prassi è rispettata, perché gli sono
state irrogate due sanzioni una indipendente dall’altra e figlie di
procedimenti tra loro diversi. Se però avesse scontato tutti insieme questi
giorni di sospensione si sarebbe potuta ingenerare qualche confusione sulla
possibilità di una sospensione disciplinare superiore a 15 giorni.
L’ultima novità, non è procedurale, ma politica. Ovvero è la
prima volta che al Questore anziano, il capo del collegio dei tre questori,
viene comminata la massima sanzione disciplinare per aver partecipato a
tumulti. Considerato che tra i compiti dei questori c’è quello di assicurare l’ordine
all’interno della Camera, è abbastanza evidente che il questore Dambruoso è
delegittimato a permanere nella sua carica. Anzi se rimanesse al suo posto il
rischio sarebbe quello di arrecare danno all’istituzione stessa. In questo
senso le dimissioni spontanee sarebbero la soluzione ottimale. Ma anche forti
azioni politiche per indurlo a tale passo (i membri dell’Udp non sono
sfiduciabili) sarebbe legittimo e opportuno.