Il confronto pubblico tra Pd e M5S in tema di legge
elettorale costituisce un evento storico della politica italiana. Chiunque l’abbia
seguito con un minimo di attenzione si è reso conto che concretamente e nel merito
dell’approvazione della nuova legge elettorale non produrrà alcun esito, sia perché
sul punto dirimente della governabilità, o più precisamente sul fatto se le
alleanze debbano essere stipulate prima o dopo il voto, le posizioni sono rimaste
opposte. Sià perché con un testo già approvato in prima lettura alla Camera non
è nelle cose che si azzeri tutto e si ricominci daccapo discutendo su un nuovo
testo, il democratellum, come chiesto da M5S.
Nonostante ciò il confronto va considerato comunque un evento
storico e positivo perché segna una novità inaudita fino ad ora per la politica
italiana. Per la prima volta due forze politiche, le due principali forze
politiche del paese, si sono confrontate seriamente sulla legge elettorale in
maniera pubblica, in modo che chiunque lo avesse voluto, anche grazie alla
diretta televisiva, avrebbe potuto seguirlo dall’inizio alla fine. Certamente
non sono mancate battute maliziose, rivolte più alle telecamere che al merito
del confronto, da una parte e dall’altra. I riferimenti all’arresto di Genovese
e alle tessere fasulle da parte del M5S e il riferimento a Farage e la battuta
sui 5 comuni su ottomila da parte di Renzi, ma questa volta al tavolo si è
parlato soprattutto di questioni di merito.
Si è parlato di collegi, di preferenze, di circoscrizioni, di uno o due
turni, lasciando da parte la spettacolarizzazione.
Il merito di questa clamorosa innovazione è dovuto
oggettivamente alla presenza di una forza politica come M5S. Certamente anche a
Renzi e al Pd va riconosciuto il merito e il coraggio di essere stati i
coprotagonisti dell’evento, addirittura è stato il Pd il primo a chiedere la
diretta streaming, ma è difficile pensare che nella nostra politica si potesse
mai arrivare a questo punto di chiarezza e trasparenza se, pur con tutti i
difetti e i limiti che si porta dietro, non avesse fatto il suo ingresso da
protagonista sulla scena un soggetto come il Movimento 5 Stelle.
Al 5 stelle si deve rimproverare di essersi mosso tardi
sulla legge elettorale, di essere rimasto a fare i massaggi negli spogliatoi
per tutto il primo tempo della gara. E di essersi risolto ad entrare in campo
solo a seguito dello contraccolpo psicologico di una sconfitta elettorale che i
pentastellati hanno percepito in misura notevolmente maggiore della sua
effettiva portata, e, almeno sulle prime come semplice escamotage tattico.
Ciò detto, oggi si è comunque compiuto un altro importante
passo verso il rinnovamento del modo di fare politica, ed il merito è dei
cinque stelle e dell’uomo politico, Renzi, che più di tutti, non solo ha le
doti, ma è naturalmente predisposto a giocare su questo nuovo terreno.