venerdì 31 gennaio 2014

UNA RIFLESSIONE ISTITUZIONALE SUL CASO DAMBRUOSO



Sulla vicenda che ha coinvolto il questore Stefano Dambruoso e la deputata Loretta Lupo, abbiamo voluto aspettare qualche giorno prima di esprimere la nostra opinione, oltre che per far decantare gli animi fin troppo accessi, anche e soprattutto per avere un quadro chiaro e definito dell’episodio.
Che il questore abbia colpito la deputata è un fatto che, dopo la visione delle immagini e le scuse dello stesso Dambruoso, è acclarato. Allo stesso modo basta guardare il filmato pubblicato anche da qualche sito di quotidiani per accorgersi che la dinamica dell’impatto tra il braccio del questore e il volto della Lupo avviene con una dinamica che vede il braccio andare verso il volto e non viceversa. Non solo ma dalle immagini successive si vede che quando i due protagonisti dopo l’impatto si fronteggiano faccia a faccia, Dambruoso assesta una spinta brusca alla Lupo che, considerando la differenza di mole tra i due soggetti poteva anche portare la deputata a cadere.
Ciò detto, dell’episodio appena descritto, l’elemento che riteniamo più istituzionalmente grave e che ci auguriamo nell’interesse dell’istituzione Camera sia tenuto adeguatamente in considerazione ai fini delle sanzioni disciplinari da irrogare, non è il fatto che un uomo abbia colpito una donna, né che due deputati siano giunti al contatto fisico. Bensì che un deputato questore, ed in particolare il questore anziano*, sia stato coinvolto in maniera rilevante in un tumulto d’aula ed in uno scontro fisico.
L’articolo 10 comma 2 del regolamento attribuisce ai questori il compito di sovrintendere al mantenimento dell’ordine nella sede della Camera. Premesso che il comma specifica che tale compito deve essere assolto secondo le disposizioni del Presidente, non significa che i questori debbano assicurare l’ordine in prima persona ponendosi, al pari di generali romani, al capo delle legione, ma se mai di assegnare direttive precise ai commessi, perché solo a questi ultimi spetta il ruolo di eventuale interposizione fisica quando le condizioni lo richiedano.
Il fatto che la figura istituzionale alla quale è demandata l’organizzazione dell’ordine e della sicurezza all’interno della Camera, si faccia cogliere a violare quell’ordine partecipando ad un tumulto d’aula in prima persona deve, e non può essere diversamente, costituire un’aggravante nell’irrogare sanzioni disciplinari da parte dell’ufficio di presidenza.
Poiché sulla base dei precedenti dell’Ufficio di presidenza la pena massima da irrogare a seguito di tumulti è la sospensione di 15 giorni, per evitare polemiche e soprattutto per tutelare la credibilità delle istituzioni di governo interno alla Camera, questa è la sanzione che dovrà essere tassativamente inflitta al questore Dambruoso. Ovviamente aggiungere alla sospensione una formale lettera di duro richiamo da parte della presidente sarebbe più che opportuno. Se poi nel tentativo di stemperare lievemente le responsabilità di Dambruoso si deciderà di irrogare una sospensione anche alla Lupo (da 1 a 3 giorni non di più ovviamente) si faccia pure, perché alla luce dei precedenti ci potrebbe anche stare, visto che la Lupo non si trovava al suo posto ma presso i banchi del governo mentre si stava inscenando una protesta proprio verso il governo, l’importante è che a Dambruoso non si sconti un giorno dei 15 che deve avere.
Per quanto riguarda le dimissioni, pure richieste da M5S, è bene chiarire che trattandosi di un atto politico l’Ufficio di Presidenza non potrà comunque, anche volendolo, irrogare una sanzione del genere. Certo è che a fronte della massima sanzione disciplinare e di un duro richiamo ufficiale da un lato sarebbe opportuno che, se davvero ha rispetto delle istituzioni interne, Dambruoso riflettesse seriamente sull’abbandono della carica istituzionale che ricopre, dall’altro le richieste politiche di dimissioni acquisteranno ancora più legittimità e razionalità essendo molto probabilmente la prima volta in assoluto che il questore anziano è oggetto di una grave sanzione disciplinare.

*Questore anziano è la definizione attribuita al capo del collegio dei questori, carica ricoperta nella legislatura, da quello dei tre questori eletto dall’assemblea con più voti

giovedì 30 gennaio 2014

SCOPPIA UNA NUOVA GRANA SULLA LEGGE ELETTORALE



Non si è ancora spenta l’eco della ghigliottina che Laura Boldrini si trova tra a dover dirimere un’altra spinosa questione scoppiata in aula, questa volta sulla legge elettorale. Poiché nella mattinata la prima commissione ha votato velocemente in pochi secondi il testo base e il mandato al relatore, molti membri della stessa commissione, anche a causa dello sbarramento effettuato dai deputati M5S, sono rimasti fuori e gli è stato materialmente impedito di prendere parte al voto. In aula hanno denunciato la loro assenza i gruppi della lega, di Ncd, Sel e Fdi, più qualche altro deputato.  Questi gruppi hanno dunque denunciato un irregolarità del voto chiedendo alla Presidente che il testo fosse rinviato in commissione.
Boldrini ha risposto che, non essendo previste per la seduta di oggi votazioni, e che il rinvio in commissione di un testo è una decisione che spetta all’aula con un voto, la questione si sarebbe posta domani dopo aver svolto oggi la discussione generale.
Il problema però, è un altro. Infatti se il voto fosse considerato irregolare e il testo venisse rinviato in commissione, questo significherebbe che il testo su cui si è svolta era illegittimo, e che il relatore che lo ha accompagnato in aula non aveva il mandato per farlo. Peccato, però, che la discussione generale una volta effettuata non si potrebbe più svolgere, anche se il testo base dovesse mutare, come è già accaduto ad esempio con il testo sul finanziamento pubblico
A questo si aggiunga che il presidente Sisto intervenendo in aula ha dichiarato che il voto si è svolto regolarmente in commissione specificando che il segretario di commissione ha conteggiato i voti e dunque il voto è da considerarsi regolare. Peccato che da un video pirata girato da un deputato M5S in commissione si veda abbastanza chiaramente che nel momento in cui si vota la deputata segretaria della commissione Boschi è di fatto coperta da un muro umano e quindi è impossibile che abbia potuto effettuare un conteggio dei voti espressi per alzata di mano, come dichiarato dallo stesso Sisto, facendo in questo modo venire meno la regolarità del voto.

GHIGLIOTTINA BRUTTO PRECEDENTE MA BOLDRINI NON POTEVA FARE ALTRO



Questo blog non ha mai lesinato critiche, sovente anche molto dure, nei confronti della presidente della Camera Laura Boldrini perchè, a nostro opinabilissimo avviso, non la riteniamo assolutamente adeguata ad assolvere l'alto e difficile compito istituzionale a cui è stata chiamata.
Questa volta, però, non ce la sentiamo di gettare la croce addosso alla presidente della Camera per quanto accaduto nella seduta di ieri, aver applicato per la prima volta alla Camera la cosi detta ghigliottina per evitare la decadenza del decreto legge denominato Imu-Bankitalia.
Riteniamo che il compito principale che un presidente di assemblea e' chiamato ad assolvere sia quello di garantire un'applicazione corretta e imparziale del regolamento, tutelando i diritti della maggioranza e dell'opposizione.
In questo senso nel corso dell'esame del decreto legge imu-Bankitalia la presidente Boldrini ha garantito la piena applicazione del regolamento. Dopo il voto di fiducia ha consentito che ogni deputato che ha presentato un ordine del giorno potesse svolgere due interventi, come da regolamento, per illustrarlo e per una dichiarazione di voto. Terminata questa fase dell'esame ha poi consentito lo svolgimento di una dichiarazione finale sul provvedimento da parte di un deputato per ogni gruppo parlamentare. Poichè qui termina la prassi usuale nell'esame di ciascun provvedimento di legge mentre l'iscrizione di un centinaio di deputati in dichiarazione di voto finale, seppure teoricamente ammessa dal regolamento, di fatto e' assolutamente inusuale, qui la Presidente Boldrini ha ritenuto ci fossero gli estremi, a fronte della straordinaria condizione posta dall'imminenza della decadenza del decreto, di applicare la cosi detta ghigliottina imponendo immediatamente il voto finale del provvedimento.
Ovviamente le valutazioni politiche sono tutte legittime, in un senso o nell'altro. Per quanto riguarda invece l'aspetto regolamentare e il ruolo istituzionale alla Presidente Boldrini non si può rimproverare alcunché. Non spetta al Presidente della Camera esprimere valutazioni politiche nel merito del contenuto di un decreto. Spetta invece al Presidente della Camera consentire, nel pieno rispetto dei regolamenti e delle prassi, che la sorte di un decreto sia comunque espressa dal voto di un'aula democraticamente eletta, e dunque rappresentativa della volontà popolare, piuttosto che dall'impossibilità di esprimere democraticamente un pronunciamento.
Certamente ieri e' stato posto un precedente che produrrà conseguenze, perchè una volta applicata la ghigliottina, da domani in poi per la maggioranza sarà meno complicato pretenderla anche su altri provvedimenti, ma questo ovviamente non e' colpa della Boldrini, ma inevitabile conseguenza della volontà o dell'incapacità di sottrarsi al più classico dei "cul de sac".

martedì 28 gennaio 2014

LA CAMERA VOTA PER LA PRIMA VOLTA SU UN MESSAGGIO DEL CAPO DELLO STATO



Nella mattinata di mercoledì 29 gennaio l’aula di Montecitorio sarà impegnata nel dibattito e nel voto della relazione approvatadalla commissione giustizia sulle tematiche oggetto del messaggio del presidente della Repubblica inviato alle camere il 7 ottobre 2013.
Il tema del messaggio che il capo dello stato può inviare alle Camere a norma dell’articolo 87 della costituzione è quanto mai interessante alla luce dei precedenti di natura procedurale e politica che si sono svolti alla Camera, perché proprio alla luce di essi nella seduta di domani ci si appresta a compiere l’ennesima clamorosa innovazione  proprio in occasione del primo messaggio alle Camere inviato dal Presidente Giorgio Napolitano.
Fino ad ottobre scorso i messaggi inviati dai presedenti della Repubblica alla Camere, a norma dell’art 87 della costituzione erano 11. Il primo che ebbe un seguito parlamentare alla Camera fu il secondo di questi, quello di Giovanni Leone del 1975. In realtà il seguito parlamentare che si svolse fu un dibattito in aula sul tema se la Camera dovesse o meno procedere ad un dibattito vero e proprio sull’oggetto del messaggio del capo dello stato. L’aula decise in senso negativo.
L’orientamento mutò con il messaggio del 26 giugno 1991 di Francesco Cossiga. Camera e Senato affrontarono nuovamente il tema (all’interno della conferenza dei capi gruppo e della giunta del regolamento) se un dibattito si dovesse svolgere sul messaggio inviato e se si dovesse prevedere anche una votazione finale. La decisione assunta fu quella che un dibattito nelle rispettive aule si dovesse svolgere ma senza prevedere una votazione finale, neppure su un documento parlamentare diverso dal messaggio presidenziale ma comunque ad esso riconducibile, per evitare di confliggere con l’articolo 90 della costituzione che sancisce l’irresponsabilità degli atti presidenziali.
La linea del dibattito senza voto fu quella seguita negli anni successivi anche per il messaggio inviato alle Camere nel settembre 1996 da Oscar Luigi Scalfaro, e per il messaggio del Presidente Ciampi del 23 luglio2002.
Domani, invece la Camera dei Deputati, si appresta a seguire una procedura radicalmente diversa e fortemente innovativa rispetto ai precedenti. Infatti svolgerà un dibattito sulla relazione discussa e approvata dalla commissione giustizia e su questo testo l’aula si pronuncerà con un voto. Formalmente il messaggio del capo dello stato e la relazione approvata dalla commissione giustizia sono due documenti diversi, anche nella rubricazione effettuata dalla stessa Camera,  ma politicamente è evidente che si tratti della stessa cosa, anche perché il messaggio del Capo dello Stato in tema di carceri oltre che nel titolo costituisce l’architrave del documento che domani andrà al voto dell’aula. Altra innovazione, anche se meno rilevante, rispetto al passato è che il dibattito sul messaggio del capo dello stato si svolgerà domani solo a Montecitorio e non contemporaneamente anche al Senato.
Quello che sorprende è che una innovazione così rilevante nella procedura (solo a questa ci si può riferire infatti dal momento che il regolamento della Camera non contempla in alcun modo il messaggio presidenziale ex art. 87 della costituzione, mentre contempla quello di rinvio di una legge ex art.74), ma anche di grande rilievo politico, sia adottata senza neppure una pronuncia in tal senso della Giunta del regolamento. Probabilmente anche in questo caso l’auctoritas di un presidente della Repubblica come Napolitano ha fatto agio su tutto il resto.  

P.S. poichè la nostra ricerca sul tema è come sempre amatoriale e condotta su fonti aperte siamo ovviamente disponibili ad accettare eventuali obiezioni e precisazioni in merito a quanto riportato nel post.

venerdì 24 gennaio 2014

BANCA D'ITALIA I DOSSIER DEL SERVIZIO STUDI CAMERA SUL DECRETO



Il decreto legge su Imu e Bankitalia, sul quale in queste ore la Camera sta votando la fiducia, sta suscitando aspre polemiche politiche in particolare per quanto riguarda le norme sulla Banca d’Italia che autorizzano una rivalutazione del capitale sociale di via Nazionale passando dall’attuale valore di 156.000 euro, fermo alla valutazione degli anni trenta, a 7,5 miliardi di euro. Regalo alle banche private denunciano le opposizioni. Non c’è alcun regalo rispondono maggioranza e governo.
Poiché la questione è rilevante e, allo stesso tempo molto tecnica, questo blog ritiene di assolvere al meglio il suo compito facilitando l’accesso, a chi fosse interessato ad approfondire, ai due dossier sul tema compilati dal servizio studi e dal servizio bilancio della Camera.
Gli uffici della Camera possono essere considerati terzi rispetto al dibattito politico e la qualità dei dossier prodotti è uno strumento prezioso per farsi un’opinione in merito.