venerdì 29 maggio 2015

LA LISTA LAST MINUTE DEGLI "IMPRESENTABILI" FA SCOPPIARE UN MARE DI POLEMICHE



La commissione parlamentare antimafia ha da poco diramato la lista dei così detti “impresentabili” l’elenco, cioè, di tutti quei candidati alle prossime elezioni regionali che non sono in regola con i criteri del codice etico approvato dalla stessa commissione. Come ha specificato la presidente Bindi, non si tratta di attribuire patenti di incadidabilità o di ineleggibilità, né tanto meno di affibbiare condanne, ma soltanto di sottolineare che uno o più candidati nelle liste non rispondono a determinati criteri di trasparenza individuati non dalla legge, ma dal codice di autoregolamentazione dei partiti e delle formazioni politiche che prevede la non candidabilità per chi è stato rinviato a giudizio per reati di stampo mafioso o per i così detti reati spia.
Ciò detto l’iniziativa suscita qualche perplessità in merito ai tempi con cui questo elenco è stato diramato, e a rendere il tutto più incandescente vi è certamente il fatto che nella lista redatta dalla Commissione figuri il candidato di centrosinistra alla presidenza Regione Campania Vincenzo De Luca, che dal canto suo ha risposto annunciando una denuncia nei confronti di Rosi Bindi.
Sul punto la Presidente Bindi ha dichiarato che i nomi sono stati diramati solo oggi perché la Commissione non ha voluto influenzare la campagna elettorale (Fonte Askanews). Anche se è tutto da vedere se gli elettori non siano più influenzati da una notizia che compare a ridosso del voto piuttosto che da una che viene data ad inizio campagna elettorale. Va detto poi che la dichiarazione di Rosi Bindi entra in contraddizione con quella di un altro componente dell’Antimafia come Claudio Fava, il quale ha dichiarato all’Agi che l’elenco dei candidati impresentabili sarà diffuso solo a poche ore dal voto “perché non abbiamo una banca dati che ci consenta di sapere in tempi rapidi i carichi pendenti di ciascuno”. Inoltre Fava ha aggiunto che sarebbe stato meglio presentare la lista 10 giorni prima, ma per scrupolo si sono volute fare tutte le verifiche necessarie. Dunque dalle parole di Fava la scelta di diramare solo oggi i nomi sembrerebbe imposta da ragioni tecniche, mentre dalle parole della Bindi sembrerebbe una scelta da ascriversi alla volontà politica.
Una cosa è certa, per evitare polemiche o strumentalizzazioni, un’operazione trasparenza sulle liste di candidati, come quella svolta dalla commissione antimafia ha un senso se viene fatta all’inizio della campagna elettorale, quando i candidati tirati in ballo possono avere diritto di replica, ma anche quando c’è il tempo a seguito della pressione dell’opinione pubblica di farli ritirare, almeno virtualmente.
 

CONSIDERAZIONI SULLA LETTERA DEGLI EX PARLAMENTARI SUI VITALIZI



Il 26 maggio scorso Gerardo Bianco, ex deputato democristiano e popolare, ma soprattutto attuale presidente dell’associazione ex parlamentari della Repubblica, ha scritto una lettera aperta ai presidenti di Camera e Senato chiedendo loro un intervento volto a fare chiarezza sul tema dei vitalizi, in particolare per porre un argine alla campagna di stampa che sta impazzando in tema di vitalizi dei parlamentari.
La lettera è già stata pubblicata in versione integrale dal quotidiano Libero nei giorni scorsi, ma è comunque interessante tornarvi sopra perché, ad avviso di questo blog, denota una certa ansia da parte di chi ad oggi percepisce il vitalizio e teme che in un futuro più o meno lontano gli possa essere tolto.
Premettiamo innanzi tutto che riteniamo eccessiva e molto populista la campagna che molti organi di informazione stanno portando avanti sul tema, e della lettera di 5 cartelle di Gerardo Bianco condividiamo un passaggio, quello nel quale si afferma che il totale dei vitalizi corrisposti ai parlamentari non spostano nulla nel bilancio statale. Ma la lettera ci interessa perché, a nostro avviso, conferma la tesi che abbiamo già sostenuto all’indomani della delibera degli uffici di presidenza di Camera e Senato sulla sospensione del vitalizio ai deputati condannati, quella cioè che il muro dei “diritti acquisiti” è stato abbattuto definitivamente, aprendo la strada a nuovi ulteriori interventi.
L’on. Bianco è stato un parlamentare apprezzabile e apprezzato, ma nelle sue 5 cartelle non solo non riesce a trovare una solida argomentazione per giustificare l’intangibilità del vitalizio, ma a nostro avviso, commette anche qualche clamoroso passo falso, in particolare quando paragona i parlamentari percettori di vitalizio ai pensionati italiani per giustificare il sistema retributivo, e aggiunge anche che i parlamentari in quiescenza, a differenza dei pensionati, non godono della tredicesima mensilità.
Bianco scrive che gli ex parlamentari non debbono essere considerati dei privilegiati come una casta che lucra di risorse indebite e immeritate. Certamente ha ragione sul fatto che i vitalizi non sono indebiti, perché pienamente giustificati da un atto interno delle rispettive camere. Si può essere d’accordo sul fatto che una tesi si può sostenere senza dare vita a vere e proprie persecuzioni mediatiche. Ha invece un po’ meno ragione sul fatto che gli emolumenti percepiti come vitalizi siano meritati. E’ vero infatti che la maggioranza dei pensionati italiani godono di una pensione calcolata con il sistema retributivo, ma a questa sono arrivati comunque dopo molti anni di lavoro. Lo stesso non si può dire per molti parlamentari i quali, prima della riforma del 2011, con una sola legislatura (ed in molti casi con mezza se versavano autonomamente la restante parte) ottenevano il diritto a percepire un signor vitalizio (che onestamente non era ricchissimo, ma neppure da buttare ai giorni d’oggi) cumulabile con altre forme previdenziali (qualora l’interessato ne avesse diritto).
Giusto o sbagliato che sia per i vitalizi dei parlamentari il nemico sembra arrivato ormai alle porte e l’assedio si profila ogni giorno più stringente. La lettera di Bianco lo conferma e, soprattutto, non sono iniziative come queste gli strumenti migliori per provare a difenderlo, anche perché i tempi sono cambiati e, sempre a torto o a ragione, non c’è più spazio per certi ragionamenti.

martedì 19 maggio 2015

SE DUE COMMISSIONI SUI CIE VI SEMBRAN POCHE



La Camera, da tempo, ha istituito una commissione di inchiesta per esaminare a 360 gradi il fenomeno dei CIE e dei CARA, ovvero i centri che accolgono gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste. L’inchiesta parlamentare riguarda sia le condizioni di accoglienza all’interno di queste strutture, ma anche l’aspetto economico delle stesse.
Non ostante ciò la lega ha presentato, e ne ha imposto la calendarizzazione in commissione, una proposta per costituire un’ulteriore commissione d’inchiesta parlamentare che si occupi dei costi prodotti dal sistema di accoglienza, e che di fatto si andrebbe a configurare come una sorta di doppione della Commissione già istituita e operante. Probabilmente si è trattato di una mossa elettorale in occasione delle regionali.
La proposta è attualmente all’esame della prima commissione della Camera che, in questa settimana sarà chiamata a votare gli emendamenti presentati.
Vedremo come andrà a finire, certo è che sarebbe molto singolare, se non un unicum assoluto se all’interno della stessa Camera si desse vita a due commissioni d’inchiesta praticamente identiche in tema di immigrazione, e se questo risultato fosse ottenuto proprio su iniziativa della Lega che, quotidianamente è molto attenta a sottolineare i costi per le casse pubbliche prodotti dall’immigrazione e dall’accoglienza.

giovedì 14 maggio 2015

LA CAMERA APPROVA IL DDL CHE RIFORMA IL FINANZIAMENTO DELLE MISSIONI INTERNAZIONALI


La Camera dei Deputati, nella seduta di mercoledì 13 maggio, ha approvato in prima lettura la proposta di legge che dovrà pensionare una volta per tutte i decreti legge che periodicamente il governo vara per finanziare le missioni internazionali.
La finalità principale della legge è quella di consentire al Parlamento di non essere costretto ad esprime un si o un no ad un intero pacchetto, ma analizzare missione per missione ed approvare o respingere ogni singola missione, anche potendo imporre impegni ulteriori al governo.
La nuova procedura prevede che ogni singola missione internazionale sia deliberata dal Consiglio dei Ministri, quindi questa è trasmessa al Parlamento che dovrà autorizzarla, negarla o modificarla attraverso l’approvazione dei un atto di indirizzo.
Entro il 31 dicembre di ogni anno, inoltre, il governo dovrà presentare alle Camere una relazione analitica sulle missioni in corso, un documento nel quale il governo dovrà illustrare i risultati ottenuti per ogni singola missione e l’andamento delle stesse. Relazione che dovrà essere esaminata e approvata dal Parlamento.
Cambia anche il sistema di finanziamento della partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali, attraverso la costituzione di un apposito fondo che sarà finanziato di anno in anno dalla legge di stabilità, oppure da appositi provvedimenti legislativi. Le risorse del fondo saranno ripartite tra le varie missioni tramite decreti del presidente del consiglio dei ministri, decreti che dovranno ricevere il parere delle competenti commissioni parlamentari.