venerdì 27 marzo 2015

ALLA CAMERA PARTE LA COMMISSIONE SUI CIE



Ieri, con l’elezione del proprio ufficio di presidenza, si è costituita alla Camera dei deputati la Commissione d’inchiesta sui Cie e sui Cara. E’ la quarta commissione parlamentare d’inchiesta, oltre alla Commissione Antimafia che viene costituita ogni legislatura, che nasce nel corso di questa legislatura ed è la seconda, dopo quella sulla pirateria e contraffazione in campo commerciale, che si costituisce solo alla Camera dei Deputati.
Presidente di questa nuova commissione è stato eletto Gennaro Migliore. I malevoli potrebbero pensare che la presidenza sia il risarcimento per la mancata candidatura con il Pd alle regionali in Campania. In realtà va detto che Migliore era stato il relatore dell’esame delle proposte d’inchiesta presentate in materia di Cie e di Cara e che hanno portato alla costituzione dell’attuale commissione.
Dei tre presentatori delle altrettante proposte d’inchiesta per indagare sulle condizioni dei cie e dei cara, solo uno è anche entrato a far parte della Commissione. Mario Marazziti, del gruppo Per l’Italia – Centro Democratico, che è stato anche eletto vice presidente della Commissione stessa. Gli altri due, Emanuele Fiano del Pd, e Nicola Fratoianni di Sel, non sono invece  tra i componenti della nuova commissione.
Il ruolo di questa commissione non sarà solo quello di controllare le condizioni nelle quali sono ospitati i migranti all’interno delle strutture ricettive, indagando anche sul rispetto dei diritti umani. Ma avrà anche il potere di esaminare l’aspetto economico che riguarda le spese dei centri di accoglienza e soprattutto il rispetto delle convenzioni stipulate tra lo stato e i privati per la gestione di queste strutture.
A parte qualche eccezione, come lo stesso Migliore, Paola Binetti, Laura Ravetto, tra i componenti non figurano deputati noti al pubblico. C’è il democrat Kalid Chaouki, che si chiuse in un cie nel periodo di Natale, e poi diversi deputati della commissione affari sociali della Camera.
La commissione sui Cie e sui Cara avrà un anno di tempo per svolgere la propria attività ispettiva e redigere una relazione sui risultati ottenuti.

mercoledì 25 marzo 2015

DL TERRORISMO IN AULA CON 7 RELATORI DI MINORANZA



Il decreto antiterrorismo è approdato oggi nell’aula della Camera . Al di là della qualità e dell’efficacia delle norme in esso contenute, al decreto bisogna riconoscere di aver già ottenuto un primato. Il record del numero di relatori di minoranza. Forse anche favorito dal fatto che il provvedimento è stato esaminato in sede referente dalla Commissione Giustizia e dalla Commissione Difesa, i relatori di minoranza che questa mattina si sono schierati al banco del comitato dei nove  erano addirittura sette.  Sel,  Movimento 5 stelle e Lega, ne hanno schierati due a testa (uno per la II commissione e uno per la IV). A questi si è aggiunto Massimo Artini, ex pentastellato, ed ora appartenente alla componente del gruppo misto Alternativa Libera. Tra i gruppi di opposizione la sola Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno ritenuto di non presentare una relazione di minoranza da affiancare a quella dei relatori di maggioranza che ha accompagnato il testo in aula. Per fortuna, da un punto di vista dell’economia dei lavori, non tutti i relatori di minoranza hanno preso parola in aula per svolgere la propria relazione in senso negativo. Solo i 5 stelle hanno fatto parlare entrambe i relatori (Sarti e Tofalo), mentre Lega e Sel hanno fatto illustrare la propria relazione in senso critico solo ad uno dei due relatori.

lunedì 16 marzo 2015

IL GRANDE MATTATORE DELLA COMMISSIONE MORO



La commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro ha al suo interno un protagonista assoluto, l’on. Gero Grassi. Grassi è stato il vero promotore della commissione Moro, al punto di presentarsi ad inizio legislatura con un ponderoso dossier sui 55 giorni da mettere a disposizione dell’inchiesta parlamentare al fine di farla percorrere speditamente sui sentieri principali che la sua ricerca aveva provveduto ad individuare.
Una volta  avviata la commissione Grassi ne è divenuto protagonista assoluto delle sedute, con qualche sconfinamento nel protagonismo. Non vi è audizione nella quale non incalzi, per primo, la persona audita con domande e soprattutto il tono di un Pm. Allo stesso tempo, però, non rinuncia a far precedere le sue domande da lunghe considerazioni che sembrano mettere agli atti tessere di un mosaico l’insieme del quale è noto solo all’autore.
Grassi non tralascia l’attività pubblicistica sul caso Moro. La Gazzetta del mezzogiorno è la sua tribuna ove pubblica articoli e rilascia interviste. Per evitare che a qualcuno sfuggano le sue riflessioni, trattandosi di un quotidiano locale, si premura di inoltrare via mail ai colleghi gli articoli scritti.
Anche in tema di dichiarazioni alle agenzie, quando vi è materia, Grassi non si lascia pregare nel comunicare le novità che emergono dai lavori della commissione. Venerdì 13 marzo, ad esempio, è stato proprio lui ad annunciare alle agenzie di stampa che la Commissione d’inchiesta aveva acquisito le cassette sulle quale si dice che le brigate rosse avessero registrato gli interrogatori di Aldo Moro, per poi cancellarli sovra registrando della musica.
L’autorevolezza di Grassi sulla materia sembra riconosciuta da tutti, anche se qualche polemica nei confronti del suo attivismo inizia ad emergere. Il Deputato Piepoli di Scelta Civica ha rivendicato prudenza e un lavoro solidale della Commissione, proprio in risposta al comunicato di Grassi. Ed un altro collega, nel corso dell’audizione di don Mennini si è lamentato con il presidente Fioroni dello spazio utilizzato da Grassi per il suo intervento.

venerdì 13 marzo 2015

TOSI NON METTE A RISCHIO IL GRUPPO LEGA ALLA CAMERA



Diversi articoli della stampa nazionale, commentando l’espulsione di Tosi dalla Lega e tentando di ipotizzare le conseguenze politiche ed elettorali che potrebbero verificarsi a seguito della scissione dei suoi fedelissimi, paventano ripercussioni anche sulla sopravvivenza del gruppo alla Camera, ad oggi composto da 20 deputati, numero minimo per la costituzione di un gruppo a Montecitorio.
Pochi o tanti che siano le eventuali fuoriuscite il gruppo Lega non corre alcun rischio in merito alla sua sopravvivenza. Infatti la Lega ha tutti i requisiti previsti dal comma 2 dell’articolo 14 del Regolamento della Camera per ottenere la deroga da parte dell’Ufficio di Presidenza (avendo presentato in almeno 20 collegi, con il medesimo contrassegno, proprie liste di candidati ecc. ecc). Inoltre in questa legislatura sono già stati costituiti gruppi in deroga (Fratelli d’Italia) e questo rende inevitabile lo stesso trattamento anche a favore della lega.
Va detto inoltre che nei confronti del Gruppo per l’Italia, una volta sceso al di sotto delle 20 unità, si è fatto finta di nulla e neppure è stata attivata la procedura di deroga.
La Lega, dunque, come gruppo parlamentare a Montecitorio può dormire sonni tranquilli, al massimo si vedrà sottrarre qualche stanza e/o qualche dipendente del gruppo a seconda del numero di deputati di rito tosiano che eventualmente decideranno di uscire.

giovedì 12 marzo 2015

LA CANNABIS DIVIDE I PARLAMENTARI VIA MAIL



Il tema delle droghe, anche quelle leggere, ha sempre creato forti contrapposizioni, non solo nella società ma anche in politica. Forse è per questo che da qualche giorno si è accesa una sorta di competizione tra antiproibizionisti e proibizionisti. Confronto che non si verifica in aula o in commissione, bensì nella caselle di posta elettronica di deputati e senatori.
Ad aprire l’ostilità nel tardo pomeriggio del 7 marzo è  Benedetto Della Vedova che, non ostante sia attualmente membro della compagine governativa (sottosegretario agli esteri), dalla sua casella del Senato invia a senatori e deputati la proposta di costituire l’Intergruppo parlamentare per la legalizzazione della Cannabis con la finalità lavorare ad una proposta di legge da presentare in Parlamento.
A questo appello nei giorni seguenti arrivano diverse risposte, ovviamente spammandole a tutti i quasi mille parlamentari, con adesioni da Montecitorio e da Palazzo Madama.
Forse è per questo che anche i proibizionisti decidono di entrare nell’agone e l’11 marzo, sempre a metà pomeriggio è la volta del Vice Presidente del Senato Maurizio Gasparri, a nome anche del collega Giovanardi, di far partire un appello volto a rilanciare il già costituito Intergruppo parlamentare per la libertà “dalle” droghe con il fine di contrastare la diffusione delle droghe e di una legislazione che combatta questo flagello.
Detto per inciso, che almeno per il momento, l’appello di Gasparri e Giovanardi sembra riscuotere molto meno successo tra i parlamentari,  vedremo chi avrà la meglio, anche se è probabile che ancora una volta le associazioni e gli intergruppi vari produrranno un paio di cene conviviali al ristorante