lunedì 27 luglio 2015

ECCO COME E' ANDATA IN COMMISSIONE SULL'EMENDAMENTO BAVAGLIO



L’emendamento Pagano al ddl 2798, che prevede la punibilità della diffusione di registrazioni segrete a scopo diffamatorio, ha suscitato roventi polemiche arrivando a far sorgere dubbi non solo tra esponenti della maggioranza, ma anche tra membri del governo. Lo stesso ministro Guardasigilli ha espresso perplessità in merito.
Tralasciando il giudizio di merito sulla norma approvata, in questi casi è opportuno e interessante andare a vedere cosa sia successo e quali reazioni abbia suscitato l’emendamento, oggi contestatissimo, dal momento del suo deposito, all’atto della sua approvazione.
L’emendamento Pagano (emend. 25.100) è stato depositato come tutti gli altri nella seduta del 24 giugno nella seguente formulazione:  Al comma 1, dopo la lettera a) inserire la seguente: a-bis). Prevedere che chiunque effettui fraudolentemente riprese o registrazioni di comunicazioni o conversazioni svolte in sua presenza, al fine di diffonderle, sia punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni e che la pena sia aumentata in caso di diffusione dei contenuti delle comunicazioni o conversazioni. Il delitto di cui al periodo precedente è perseguibile a querela della persona offesa e la punibilità è esclusa quando le riprese o le registrazioni di comunicazioni di cui al primo periodo siano utilizzate nell'ambito di un procedimento dinanzi all'autorità giudiziaria al solo fine di esercitare il diritto di difesa.
Nelle sedute successive nessun deputato pronuncia alcuna critica nei confronti di questo emendamento.
Nella seduta dell’8 luglio il Governo presenta una serie di emendamenti al testo che però non riguardano l’articolo 25 della proposta di legge, articolo al quale è stato depositato l’emendamento Pagano.
Nella seduta del 14 luglio la relatrice del provvedimento, Donatella Ferranti, esprime parere favorevole all’emendamento a patto che sia riformulato nel seguente modo:al  Comma 1, dopo la lettera a) inserire la seguente:
   a-bis) prevedere che chiunque diffonda, al fine di recare danno alla reputazione o all'immagine altrui, riprese o registrazioni di conversazioni svolte in sua presenza e fraudolentemente effettuate, è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni. La punibilità è esclusa quando le riprese costituiscono prova nell'ambito di un procedimento dinnanzi all'autorità giudiziaria o siano utilizzate nell'ambito di esercizio del diritto di difesa.

Anche sulla riformulazione proposta e sul parere favorevole nessuno dice nulla fino alla seduta del 23 luglio quando l’emendamento viene messo ai voti. Anche al momento del voto e dopo la sua approvazione dal resoconto non risultano critiche di merito e tanto meno proteste vibrate. Anzi il deputato Ferraresi(M5S) si dichiara d’accordo con la procedura proposta dalla relatrice per la prosecuzione dei lavori.
Solo nella seduta successiva compare il primo cenno esplicito di critica all’emendamento approvato da parte della Deputata Sarti(M5S). Il resto è storia abbastanza nota e ampiamente riportata dai giornali, con tanto di cartelli contro il bavaglio e dubbi postumi in maggioranza e opposizione.

giovedì 23 luglio 2015

COLPETTO DI MANO DEI PARTITI SU BILANCI E CASSA INTEGRAZIONE



 
 Ormai da qualche mese depositata in prima commissione c’è una proposta di legge che ha come finalità quella di attribuire alla commissione sulla trasparenza dei partiti un certo numero di risorse umane per consentirle di funzionare al meglio.
Questa proposta di legge neutra è divenuto il pretesto per un’operazione più raffinata a tutto vantaggio dei partiti stessi. Con un emendamento presentato dalla relatrice del provvedimento, infatti, si coglie l’occasione per varare una sorta di sanatoria in merito al controllo sui bilanci dei partiti dai quali dovrebbe dipendere l’erogazione delle ultime tranche del vecchio finanziamento pubblico.
La proposta del relatore infatti stabilisce che i controlli più stringenti sui bilanci dei partiti, che prevedono l’accertamento conformità delle spese sostenute e delle entrate percepite a quanto riportato in bilancio, dovranno essere svolti solo per i bilanci successivi all’esercizio 2014, quindi solo a partire dai bilanci che riguardano l’anno in corso e che ancora non sono stati ovviamente chiusi. Mentre per i bilanci relativi agli anni 2013 e 2014 la norma proposta dal relatore propone solo un controllo formale, accertando di fatto che siano corredati solo della relazione della società di revisione dei conti esterna.
Ma il colpo di mano non si arresta qui, e visto che l’appetito vien mangiando i partiti ne approfittano per andare anche a modificare le norme relative all’accesso alla cassa integrazione per i propri dipendenti. L’emendamento proposto, infatti, elimina il requisito previsto dal decreto Letta che imponeva la registrazione e la permanenza nel nuovo registro dei partiti politici per accedere alla cassa integrazione per i propri dipendenti.
La cosa più curiosa è che queste disposizioni sarebbero dovute essere considerate inammissibili, perché non c’entravano nulla con la proposta di legge originaria che aveva come finalità esclusiva quella del funzionamento della Commissione sulla trasparenza sui partiti. Fondamentale è in questo senso il ruolo giocato dal nuovo presidente della Commissione Maziotti Di Celso che a differenza del suo predecessore Sisto ha ritenuto ammissibile l’operazione.

giovedì 16 luglio 2015

SORPRESA NEL BILANCIO CAMERA AUMENTA LA VOCE INDENNITA' PARLAMENTARE



La camera dei deputati prevede di spendere nel 2015 per le indennità dei deputati circa 930.000 euro in più rispetto a quanto speso nel 2014. Il dato emerge dal raffronto della previsione di bilancio 2015 con il dato definitivo del 2014 riportato a pagina 112 dell’allegato 2 al documento di bilancio interno, con un aumento pari all’1,16% del Capitolo I delle spese, corrispondente appunto alle indennità per i deputati. In che cosa consista concretamente l’incremento di questa voce di spesa, e soprattutto da cosa dipenda è difficile dirlo. nella loro relazione i questori non vi fanno cenno in maniera specifica limitandosi a dare notizia del proseguimento delle misure di “contenimento” delle indennità parlamentari e al loro mancato adeguamento.  E’ vero che il termine “contenimento” non nega la possibilità di un moderato aumento, ma allo stesso tempo, visto i tempi che corrono è improbabile pensare che la busta paga dei deputati possa aumentare, anche se di poco. Per la precisione va detto che la cifra che si prevede di spendere per le indennità nel 2015 è la stessa di quella spesa a consuntivo nel 2013, ed è anche la stessa di quella che fu messa in preventivo nel 2014. La differenza sta nel fatto che il dato definitivo del 2014 ha poi registrato una spesa effettiva inferiore, pari 80.315.000 euro rispetto a quella preventivata. Anche su questo dato i questori nella relazione al consuntivo 2014 non spendono molte parole. Molto probabile che l’aumento della voce indennità nel 2015 sia dovuto semplicemente a questioni contabili di bilancio, certo è che ci vuole non poco coraggio a presentare un bilancio preventivo in cui alla voce indennità parlamentari appare il segno+

venerdì 10 luglio 2015

COME STANNO LE COSE SUI RIMBORSI ELETTORALI 2015




Da qualche settimana si è tornati a parlare dei rimborsi elettorali dei partiti e non lo si è fatto in maniera molto precisa. Poiché il tema è complicato proviamo a fare ordine. Per capire.
Il così detto decreto Letta (Dl149/2013) ha completamente modificato il sistema cancellando i rimborsi elettorali, ma solo dal 2017. Nel 2015, dunque ai partiti aventi diritto spetta una quota pari al 50% di quella alla quale avrebbero avuto diritto prima della riforma. In cifre 45 milioni totali, euro più ed euro meno. Questi soldi debbono essere erogati entro il 31 luglio prossimo a seguito di una delibera degli Uffici di Presidenza di Camera e Senato che ne approvi il riparto. Fin qui la legge vigente.
Il problema nasce a seguito del fatto che l’organo incaricato di controllare la correttezza dei rendiconti depositati dai partiti (La commissione di garanzia degli statuti) non ha svolto questo controllo perché, come dichiarato dal suo presidente non ha le risorse umane per svolgere tale compito. Da qui nasce il problema se la rata dei rimborsi elettorali del prossimo 31 luglio potrà essere erogata o meno.
Se si legge con attenzione l’articolo 9 della legge 96 del 2012 (anche nei commi abrogati da dl 149 che, come prescrive lo stesso Dl 149 con una norma transitoria [art 14, comma 3] rimangono vigenti finche rimangono i rimborsi elettorali e dunque fino al 2017) la mancata erogazione dei rimborsi elettorali agli aventi diritto è prevista solo nel caso in cui una forza politica non depositi entro il 15 di giugno il rendiconto dell’anno precedente ( in questo caso quello della gestione 2014) con una serie di relativi allegati. Poiché i partiti hanno adempiuto a questo obbligo, come la Commissione comunicherà entro il prossimo 15 di luglio, a norma di legge i partiti possono pretendere di percepire nei termini la rata spettante.
Il problema si pone perché la Commissione sugli statuti non è riuscita a svolgere il controllo sulla regolarità dei dati dei bilanci dei partiti relativi al 2013. In caso di irregolarità riscontrate in tale controllo la sanzione massima eventuale non può comunque essere superiore ai 2/3 della rata di rimborso elettorale spettante nell’anno in corso (il 2015).
Di fronte a questa a questa situazione sono possibili due strade (che spettera agli Udp di Senato e Camera scegliere). La prima è garantista e prevede legittimamente l’erogazione dell’intero importo dei rimborsi elettorali ai partiti entro il 31 luglio. Anche perché nel caso di specie non sono i partiti ad avere contravvenuto alle regole, ma l’organo di controllo che non ha adempiuto ai propri obblighi. La seconda strada che si potrebbe seguire è quella colpevolista che prevede l’erogazione al 31 di luglio di solo 1/3 dell’importo spettante, attendendo per i restanti 2/3 il controllo da effettuarsi nel merito dei bilanci e l’assenza o meno delle sanzioni pecuniarie che la Commissione potrebbe irrogare.
Una sola strada non sarebbe corretto seguire, quella di non corrispondere alcun rimborso elettorale al prossimo 31 di luglio.

martedì 7 luglio 2015

PARLAMENTARI UNITI CONTRO IL MAL DI TESTA



Il mal di testa è molto fastidioso. Forse è per questo che una giovane deputata del partito Democratico ha inviato una mail a tutti i deputati e i senatori proponendo la costituzione di un intergruppo parlamentare per il riconoscimento della cefalea cronica come malattia sociale.
La deputata in questione è Giuditta Pini, modenese classe 1984. Gli atti parlamentari presentati non sono proprio da stacanovista di Montecitorio ( due proposte di legge a prima firma e due interrogazioni), ma sulla cefalea l’on. Pini è estremamente motivata, al punto che una delle sue due proposte di legge presentate è proprio su questo tema.
Poiché, scrive l’on. Pini, sono molte le proposte presentate in tal senso sia alla camera e al senato, coordiniamoci tutti insieme per ottenere il riconoscimento del mal di testa cronico come una malattia sociale.
Staremo a vedere come andrà, certo è che se un gruppo trasversale di parlamentari si dovesse creare una cosa non mancherà mai alle loro riunioni, gli analgesici per il mal di testa.